Angellozzi, è una famiglia di “cavatori” di Vallicella, un piccolo borgo nel comune di Roccafluvione, una zona dell’entroterra Picena, dove la presenza del tubero era addirittura ritenuta invasiva, a causa della competizione sulle tradizionali colture agricole. Nella prima metà dell’800, ha inizio la prima generazione di cavatori rappresentata da Giuseppe, il quale ben presto acquisisce la consapevolezza di quella risorsa.
Incomincia pertanto a distinguerne i siti produttivi, ad addestrare maiali alla ricerca per raccoglierne, dapprima per arricchire di gusto i poveri piatti contadini, in seguito, grazie alle consistenti quantità trovate, a proporlo in vendita.
Una vendita basata quasi prevalentemente sul baratto, qualche kg di tartufo per un paio di scarpine rotte, che consentissero ai propri piccoli di non andare scalzi; qualche pezzo di lardo, utile nella dieta di quel tempo, qualche abito meno lacerato di quello indossato…
Il tartufo nel breve acquisisce un ruolo fondamentale nell’economia di tutta la famiglia contadina, che era predisposta a far sacrifici nel periodo di raccolta.
Gli uomini andando in cerca, restando fuori per giorni, nel freddo o maltempo, a quel tempo si andava esclusivamente a piedi. Le donne, invece, si sostituivano agli uomini nel periodo di assenza, nel lavoro e nei ruoli, gravando maggiormente la propria situazione.
Anche al compagno di viaggio, si chiedevano sforzi enormi, fino a quello estremo; sebbene infatti si creasse un fortissimo legame tra “cavatore” e maiale, quest’ultimo doveva essere sacrificato ad ogni fine “campagna di raccolta”, cosa inevitabile, affinché sfamandola, aiutasse ancora la povera famiglia contadina.
Il tartufo ha rappresentato per la famiglia Angellozzi e, per le generazioni succedutesi fino al secondo dopoguerra, un reddito integrativo fondamentale, utile a scambiare o pagare i beni di prima necessità, come quelli acquistati tra l’altro sulla promessa di pagamento nella vicina bottega di Roccafluvione; fino a divenire pian piano, negli anni del miracolo italiano e successivi, reddito alternativo ed unico.
Nel tempo, col legame di sempre, la famiglia Angellozzi ha fatto del tartufo, uno stile di vita.
Gli uomini andando in cerca, restando fuori per giorni, nel freddo o maltempo, a quel tempo si andava esclusivamente a piedi. Le donne, invece, si sostituivano agli uomini nel periodo di assenza, nel lavoro e nei ruoli, gravando maggiormente la propria situazione.
Anche al compagno di viaggio, si chiedevano sforzi enormi, fino a quello estremo; sebbene infatti si creasse un fortissimo legame tra “cavatore” e maiale, quest’ultimo doveva essere sacrificato ad ogni fine “campagna di raccolta”, cosa inevitabile, affinché sfamandola, aiutasse ancora la povera famiglia contadina.
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